recensioni - Le icone di Marta

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recensioni

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La sacralità dell’arte di Marta Perugini
tra splendore ed emozione



“Le mie opere inducono alla preghiera con la luce, trattandosi di luce divina”.
Con questa  sintetica, densa  e felice espressione, Marta Perugini commenta e definisce la sua produzione artistica, che, a ben vedere, è, in definitiva, la più significativa interpretazione della vera arte.   Ogni seria manifestazione artistica, infatti, ha in sé il sentimento del sacro, ovvero apre alla comunicazione con il mondo e  con l’assoluto.

Ciò che commuove profondamente lo spettatore, mentre incontra   le pitture di Marta Perugini, non è tanto la perfezione dei “mezzi”, né lo splendore dell’arte, considerata in se stessa, quanto  piuttosto il contenuto di quest’arte, il suo modo sicuro e diretto di salire verso Dio, senza perdersi in complicazioni intellettuali. Inoltre, la pittura di Marta Perugini  indirettamente  denuncia l’insofferenza sempre più diffusa nei confronti degli abusi della post avanguardia e implicitamente si fa interprete del vento diverso che sta soffiando nel mondo dell’arte contemporanea.

Stanno declinando gli sperimentalismi autoreferenziali: le facili trovate e le provocazioni effimere, mentre  si avverte il bisogno del ritorno a una nuova austerità, a un nuovo rigore, a una nuova spiritualità. Come insegna la storia, tutte le epoche di decadenza hanno in comune il ritorno ai classici, a quelli veri. E l’arte di Marta Perugini manifesta  di questo urgente bisogno, che consiste nel riscoprire equilibrio, sobrietà, sapienza,  mentre esorta  a costruire un universo di bellezza e di purezza, che provochi quelle emozioni   propedeutiche all’esperienza mistica, fondata su segrete ragioni spirituali.  

Da questa esigenza artistica e spirituale nasce anche il palese interesse verso  i  maestri dei secoli XIII e XIV, allo scopo di  mantenere nel presente  tutto ciò che, nelle loro arte e nel loro pensiero, è eterno.

Così di fronte alla “ Madre di Dio della tenerezza” si respira un’atmosfera di sublime poesia  e il contenuto religioso   domina l’elemento realistico qui preso a pretesto e subordinato  ad uno scopo che gli è superiore. E ancora  grande è l’emozione che parte dalla “Crocifissione”: la sofferenza di Cristo che muore, il dolore della Vergine e dei Santi non sono nelle idee esteriori, né nello studio psicologico della creatura umana ma nella “simpatia”,  nella  istintiva e profonda partecipazione alle  sofferenze di Cristo e dei Santi, che l’Artista riesce con convinzione a ricreare.  

E poi quelle pieghe, suggerite e non descritte, delle vesti del “San Bernardo Tolomei” e quelle  della “Santa Caterina da Siena” evidenziano un grande spirito inventivo, una grande immaginazione poetica, generatori di nobiltà e di grazia.    
    
Anche gli Angeli partecipano a questa kermesse artistica  di spiritualità, come nei  dipinti dell’  “Ascensione”,  dell’ “Arcangelo San Michele”, della “Natività”… mentre ci   ripropongono  il confronto-contrasto tra le presenze immateriali  e le forme fisiche  della nostra quotidianità;  ma non appena  la nostra lettura  sfiora i valori simbolici e metaforici, questi Angeli diventano presenze reali  che ci proiettano, inaspettate,  oltre i limiti del finito; si trasformano in messaggeri capaci di alimentare le nostre attese, una volta superati i confini della nostra orgogliosa razionalità.

Per queste considerazioni  si può agevolmente  affermare che  la pittura  di Marta Perugini è una costruzione dello spirito in cui domina  il dialogo tra arte e fede, nella evidente consapevolezza della parentela che intercorre tra le due espressioni, orientate, pur su sentieri diversi, nella direzione dell’eterno e dell’infinito.
Per queste considerazioni, ogni incontro con la pittura di Marta Perugini si trasforma   in un evento: catturano l’osservatore  la bellezza, la semplicità  e il fascino, mentre il misticismo, l’intimità  e la dimensione religiosa trasferiscono i soggetti in una dimensione   immutabile e  senza tempo.


   
                                                                                     prof. Nicola Caldarone
                                                                                                                    





 
 

                                 La luce dell’oro


Forti emozioni e sincera ammirazione sono i sentimenti che si provano davanti all’opera di Marta. Si ha come l’impressione di stare sospesi  di fronte alle sue icone, quasi timorosi di poter condividere quello spazio sacro dalle solenni figure. Si notano composte immagini, di forte impatto visivo, dalle espressioni gravi raffigurate nei bei volti, le loro diafane, affusolate mani e i loro occhi grandi, che raccontano un’antica storia. Le figure di Marta appartengono alla sfera celeste, illeggiadrite dai preziosi manti e dalle vesti vivide di smaglianti colori. La loro rappresentazione si colloca in uno spazio divino, ben suggerito dall’oro dei fondi:  qui le figure si raccontano nei gesti, ampi e lenti, che si bloccano solo per trattenere la ricca luce dei fondi e tutto sembra diventare leggero e trasparente “come stracci di ricordi e brandelli di una realtà lontana, popolata da irreali forme sospese nel prezioso spazio”. Così nella luce dell’oro si può perdere e ritrovare il tutto, in una entità non percepibile e senza tempo, dai piani che si moltiplicano creando scorci non prospettici, con soluzioni di particolare bellezza.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  
                                                     prof.Rosalba Parrini



 
 
 
 

LA   RICERCA  DEL  BELLO,  DEL  VERO,  DELL'ETERNO

 
   In un mondo ormai arido e con poche emozioni, trovarsi di fronte ad una donna dolce, preparata, serena e garbata come Marta Perugini è un sogno.
      La sua voce dai toni gentili ed i suoi occhi azzurri velati dai ricordi di tutta una vita, belli e brutti, si intrecciano con la sua arte così immobile ma così calda e viva, proprio come lei.
      Finalmente, dopo una infinita ricerca interiore, ecco la scoperta: quelle immagini, quei volti, quell'oro, quel mistero ora sono suoi, come lo è la sua vita: Da ben quindici anni la creazione di splendide icone accompagna il suo cammino, per dare nuovi riflessi di luce alla sua anima ed al suo corpo.

      I suoi lavori sono realizzati con cura, dedizione e pazienza su pregiati supporti lignei, dove si amalgamano perfettamente materiali preziosi. Gesso, bolo, pietra d'agata, foglia d'oro; lapislazzuli e cinabro diventano polvere tra le sue mani; colori antichi e preziosi, da lei creati (come la base ad uovo), punzonature che sono delle vere e proprie opere d'arte, che danno unicità alle sue opere.


 

    Dall'inizio alla fine è solo amore, armonia, studio e conoscenza.
  Marta Perugini, con antiche tecniche sapientemente apprese e perfezionate, sa entrare in un mondo che ormai sarà suo per sempre, ed ogni nuova icona è una conquista, una ricerca interiore, un traguardo da superare sempre, per dare un senso alla vita, a questa sua nuova vita luminosa, serafica, impegnata e complessa come ciò che sta dietro alle sue meravigliose opere.

                        Dott.ssa Olimpia Bruni
                           Storica dell'arte

 
 
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